Descrizione
È stata realizzata sul luogo dove fino al 1916 sorgeva la chiesa di San Sebastiano, terminata nel 1677 per volere del Duca Filippo Cesarini ed il monastero delle Maestre Pie, eretto nel 1750 dal Card. Vescovo Pier Luigi Carafa. Nel 1776, nel punto di convergenza delle strade che costituiscono il tridente edificato storico di Genzano, venne eretta, ad opera di Virginio Bracci (1737-1815), una fontana detta di S. Sebastiano, riproducente lo stemma della città. Nel 1916 il complesso della chiesa e del monastero fu demolito per far posto alla nuova piazza, per volere del sindaco Frasconi.
«Venne così introdotto, sebbene traumaticamente per la dolorosa perdita di un frammento importante del tessuto storico cittadino, un diverso principio di composizione dello spazio urbano, basato sulla continuità degli spazi aperti, della permeabilità morfologica, degli sfondamenti visuali, piuttosto che sulle perimetrazioni e le quinte urbane continue. E’ così che, forse non del tutto inconsapevolmente, si ritorna all’idea originaria delle olmate storiche, il cui asse trasversale dei cappuccini trovava, proprio in questo punto, un momento di affaccio sulla campagna ed il mare, secondo una tensione tipica della sensibilità barocca per la dilatazione dello spazio urbano all’infinito» (V. Melaranci).
La presenza degli alberi in questa piazza svolge la sua importante funzione di supporto alla lettura dell’invaso spaziale, che rimanda scopertamente ad una sorta di impianto basilicale. Insieme alle arretrate quinte edificate dei palazzetti contermini, raccoglie gli assi di convergenza prospettica del tridente urbano, per proiettare la veduta su quello che un tempo doveva presentarsi come un vasto panorama verso la campagna ed il mare e di cui testimoniano le cartoline d’epoca. Con il tempo, il giardino sottostante e la edificazione del quartiere di via A. De Gasperi ha in gran parte occluso questa prospettiva. Tale sottesa intenzionalità figurativa trova conferma nella collocazione sullo spigolo Ovest della torre del Fascio, poi demolita e rimaneggiata insieme all’annesso edificio, a confermare la suggestione di uno spazio basilicale scoperto con il campanile sullo spigolo di fondo.
La Casa del Fascio, voluta dal podestà Giovanni Armenise con il patrocinio di Costanzo Ciano, fu inaugurata nel 1939 insieme alla soluzione della balconata verso mare. Il complesso comprese le due scale laterali che scendevano ai giardini pubblici, costituiva un dignitoso e convincente esempio di composizione dello spazio urbano, purtroppo perduto nel corso degli anni.
Da notare, infine, che la particolare configurazione a gradoni del settecentesco casino Gomez, una volta demolita la chiesa di S. Sebastiano, ha dettato la regola per gli altri tre edifici che hanno perimetrato, nel tempo, la piazza e di cui ribadiscono dimensioni e ritmi.
Oggi la piazza Tommaso Frasconi è il centro della socialità genzanese, anche dal punto di vista della sua centralità rispetto alle principali funzioni urbane: dalla piazza, infatti è possibile raggiungere i giardini comunali, gli impianti sportivi del tennis, il sistema dei parcheggi di Via Ferazza ed è punto baricentrico della rituale passeggiata e dello shopping cittadino. La definizione spaziale del luogo principale della città, lungi dall’essere conclusa, rimane comunque tuttora aperta, a distanza di più di trecentocinquanta anni dalla sua creazione. Nel 1984 venne lanciato un concorso nazionale di progettazione dell'arredo urbano della piazza, vinto dall'architetto Francesco Cellini, ma che non ha avuto seguito nella realizzazione.
La tormentata storia di questo brano urbano, un vero e proprio palinsesto oscillante tra i caratteri di continuità ed apertura spaziale e quelli di chiusura e perimetrazione propri delle città storiche, ancora oggi suscita l'immaginazione per nuovi progetti e nuove installazioni temporanee, come nel caso dei giardini effimeri, realizzati in occasione di importanti eventi locali o festività riconosciute, l'Infiorata, la Pasqua o il Natale, quando gli addobbi di arte giardinesca o luminaria trasfigurano il vuoto della piazza in un palcoscenico che accoglie e sorprende il visitatore.