Santa Maria della Cima

Duomo vecchio

Descrizione breve
Fatta costruire dai monaci Cistercensi dell’abbazia delle Tre Fontane di Roma, risulta incastonata tra le abitazioni medievali del centro storico.

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Descrizione


XIII sec. Nucleo originario; chiesa cistercense. Del 1636-1650 è l'ampliamento con diverso orientamento della nuova parrocchiale.

Santa Maria della Cima è chiamata "Duomo vecchio" dai genzanesi ed è stata per secoli la chiesa più importante di Genzano. Da essa scende la processione sul tappeto floreale in occasione del Corpus Domini. Perdette la parrocchialità, trasportata nella Collegiata, nel 1820.
La struttura cistercense originaria era rivolta verso il corso vecchio, ma nel momento della ricostruzione, avvenuta negli anni dal 1636 al 1650, Francesco Peparelli (1585-1641), ampliò e ruotò la facciata verso valle inglobando nella nuova fabbrica l’antica chiesa medievale. Nel 1658 Giuliano Cesarini realizzò la piazza antistante demolendo alcune case addossate alle mura del castello medievale.

La denominazione “della Cima” deriva, secondo il Ratti (Nicola Ratti: Storia di Genzano, 1797), dalla tradizione popolare che narra di un’immagine raffigurante la Vergine Maria venerata sulla cima di un albero esistente sulla collina, come pure può esser derivato, più semplicemente, dalla sua posizione sulla cima del monte.

Santa Maria della Cima risale ai monaci cistercensi delle Tre Fontane ed è possibile che questi ultimi abbiano eseguito la prima edificazione, erigendola sui resti di un tempio pagano. Inadeguata alle esigenze di spazio della crescente popolazione genzanese e staticamente pericolante, venne deciso nel 1635 di ricostruirla. Il cantiere, del resto, si protrasse lentamente fino al 1650, data dell’ultimo pagamento documentato. Un intervento, probabilmente a completamento, si deve a Giuliano Cesarini. La rotazione della facciate fu un espediente che servì a dar maggiore risalto al presbiterio e all’altare maggiore a servizio di chiare intenzionalità sceniche. Va sottolineato il ruolo della chiesa nel contesto urbano, quale unico fondale architettonico sulla sommità della Via Livia, essendo stata demolita nel 1916 l’altra chiesa seicentesca di San Sebastiano, a valle della stessa strada.

Nello sviluppo del centro abitato di Genzano di Roma, S. Maria della Cima rappresenta un momento decisivo. Si può infatti affermare che la storia moderna di questa città inizia a metà del XVII secolo, con la decisione, guidata dai Cesarini, di avviare l’urbanizzazione del territorio circostante al borgo Medievale, fino da allora, più o meno contenuto all’interno del vecchio recinto murario difensivo. Dalle vicende edilizie che seguirono, la ristrutturazione del vecchio Duomo e il sistema delle olmate, che procede l’intuizione, probabilmente voluta e pianificata fin dall’inizio, di fondare una città-villa, in cui alcune emergenze naturali (colle Pardo, Monte Due Torri) ed artificiali (Cappuccini, palazzo Sforza Cesarini, S. Maria della Cima, S. Sebastiano) dialogano in un felice ed inedito intreccio di rimandi visivi e simbolici.

Le opere
Nella prima cappella di destra, si trova una tela del sec. XVII/XVIII raffigurante la Madonna del Rosario.
Nel secondo altare di destra è una tela, di scuola romana metà sec. XVII, raffigurante S. Giuseppe; in alto una tela ovale raffigura San Vincenzo Ferrer, santo domenicano patrono di Valencia.
La pala dell’altare maggiore, dipinta da Francesco Cozza (1605-1682), raffigura la Madonna in Gloria tra i Santi Pietro e Paolo.
All'interno della chiesa si trova un baldacchino con colonnine decorate e putti, opera del 1775 di Pietro Camporese (1726-1783), al suo interno è il trittico del SS. Salvatore e quattro Evangelisti, due per parte, di fattura fine sec. XVI. L’immagine del SS. Salvatore è una copia dell’originale conservato nel terzo altare di destra. Si tratta di una tavola di noce alta m 1,30 e larga m 0,52, dipinta a tempera con ritocchi ad olio; sul retro reca impressa una data indicante l’anno 1575.
Nel terzo altare di sinistra è una tela raffigurante Nozze mistiche di San Caterina della fine del sec. XVII.
Nella seconda cappella di sinistra, una tela di Giacinto Brandi (1623-1691) raffigurante il Martirio di San Sebastiano, proveniente dall’altra chiesa seicentesca dedicata al Santo e demolita nel 1916.
Infine nella prima cappella a sinistra, la Crocifissione tra i Santi Antonio Abate e Antonio da Padova, attribuita a Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio (1639-1709), dipinta intorno al 1670

Modalità di accesso

 

Modalità di accesso

Indirizzo

Santa Maria della Cima

Via Vecchio Corso, 11, 00045

Ultimo aggiornamento: 17/11/2023, 12:20

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